Il leone d'oro by Wilbur Smith

Il leone d'oro by Wilbur Smith

autore:Wilbur Smith
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: ebook
editore: Longanesi & C.
pubblicato: 2016-11-04T23:00:00+00:00


«Svegliati, mia signora. Devi svegliarti!»

Judith si destò.

Mossie la implorava cercando di tenere bassa la voce, ma non riusciva a dominare il panico. «Ho paura! Il djinn sta arrivando! Cosa faremo?»

Lei sbatté le palpebre per scacciare il sonno. Per un attimo pensò che il ragazzo stesse avendo un incubo, perché non esistevano djinn né spiriti malvagi, almeno non in quel mondo. E fu proprio quell’esitazione a risultarle fatale perché, quando la porta della camera venne spalancata con un calcio, lei era ancora a letto. Benché fosse riuscita a voltarsi e ad afferrare la spada kaskara che aveva infilato sotto i cuscini, era ancora supina, coperta da un lenzuolo, e quando balzò in piedi c’erano già cinque uomini armati nella stanza, tutti con la spada sguainata e puntata contro di lei.

Ne comparve un sesto, e mentre Judith osservava la grottesca maschera di pelle che indossava, resa ancora più spaventosa dalle ombre proiettate dall’argentea luce lunare che entrava scintillando dalla finestra, capì che Mossie aveva detto la sacrosanta verità perché, se sulla terra esisteva un’incarnazione del male, era quella. Un fugace pensiero le attraversò la mente: Dov’è Mossie? Dov’è andato? Cercò subito di scacciarlo: il ragazzo poteva sperare di salvarsi solo se nessuno degli intrusi sapeva della sua presenza.

L’uomo mascherato parlò con una voce raschiante, come il suono di una spada arrugginita estratta da un ruvido fodero. «Non tentare di combattere, generale Nazet», disse, calcando con estremo disprezzo il titolo militare. «Se lo fai, morirai. Tu e anche il bambino che porti in grembo.»

Judith sapeva che diceva il vero. Era abituata a difendersi come un uomo, ma un intuito più profondo le diceva che avrebbe dovuto resistere come le donne avevano sempre fatto: non combattendo, bensì sopportando. Perché gli uomini dovevano preoccuparsi solo di se stessi, ma una madre doveva vivere per il bene del figlio, prim’ancora che per sé.

Lasciò andare la spada e scese dal letto. Portava solo una camicia da notte di lino, così sottile da risultare quasi trasparente. «Posso infilarmi il vestito?» chiese.

«No che non puoi», replicò l’uomo mascherato, e le si piazzò accanto, piegando la testa da una parte e dall’altra per poterla esaminare attraverso l’unico foro per l’occhio. C’era qualcosa di disgustosamente allusivo nel lungo becco che si protendeva come un fallo appuntito e rabbioso. Judith rimpianse di non avere addosso l’armatura, che l’avrebbe riparata dal suo sguardo famelico e da quello dei compagni. Si sentiva esposta, vulnerabile, fragile e debole; lei, che aveva guidato eserciti, ucciso uomini in combattimenti corpo a corpo e calpestato i cadaveri dei nemici sconfitti, adesso si sentiva sopraffatta dalla voglia di piangere.

No, non darò loro questa soddisfazione! pensò, e si costrinse a tenere diritta la schiena e a reggere lo sguardo di quel malevolo uomo-uccello.

«Ancora non mi riconosci, eh?» le chiese la voce. «Già, perché dovresti? In fondo sono morto. Mi hai visto morire.»

La mente di Judith lavorava a pieno ritmo. Rivisse una battaglia per mare e un uomo avvolto dalle fiamme, che si inabissava con la sua nave. No! È impossibile! Ma chi altri.



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